La STORIA

Il Torino Football Club 1906 - comunemente noto come Torino o, informalmente, come Toro - è una società italiana di calcio con sede nell'omonima città. Milita nel campionato di Serie A e, insieme alla concittadina Juventus Football Club, è la più importante formazione calcistica torinese e piemontese.
Fondata come FC Torino il 3 dicembre 1906, poi ridenominata AC Torino (e, in seguito, Torino Calcio), è fallita il 17 novembre 2005 a seguito di un dissesto finanziario. Essendo tuttavia già stata rifondata il 17 luglio 2005 con il nome provvisorio di Società Civile Campo Torino, poi portato a Torino FC poche settimane dopo ad acquisizione compiuta, per effetto dell'appropriazione dei diritti sportivi tramite il Lodo Petrucci e dell'acquisizione all'asta fallimentare dei vecchi marchi societari (fatto che porterà alla definitiva ridenominazione in Torino FC 1906), la nuova compagine è da considerarsi a tutti gli effetti la continuità della storia sportiva e societaria della squadra originaria che - essendo anche erede dell'Internazionale Torino - attraverso le varie fusioni e rifondazioni è da alcuni considerata il più antico sodalizio calcistico d'Italia.
Il 3 dicembre 2006, allo Stadio Olimpico di Torino, il Torino ha festeggiato il Centenario dalla nascita con una grande festa che ha visto sfilare in campo, tra gli applausi dei 25.000 tifosi presenti sugli spalti di uno stadio tutto esaurito, 100 tra gli ex giocatori ed allenatori più rappresentativi. Nella città il gioco del calcio arriva sul finire dell'Ottocento, portato dall'iniziativa di industriali svizzeri ed inglesi. Già nel 1891 nel capoluogo piemontese la compagine calcistica dell'Internazionale Torino, presieduta dal Duca degli Abruzzi, svolge la sua attività; nel 1894 in città le squadre divennero due, con la fondazione del Football Club Torinese.
Il nuovo gioco spopola, soppiantando presto quello del pallone elastico, che al tempo era lo sport con la palla più seguito: nel 1897 è la volta della Ginnastica Torino e della Juventus. Le prime tre, assieme al Genoa, l'8 maggio 1898 nell'ambito dei festeggiamenti in occasione dell'Esposizione Internazionale per i cinquant'anni dello Statuto Albertino, sul campo del Velodromo Umberto I di Torino (nei pressi dell'attuale ospedale Mauriziano) diedero vita al primo Campionato Italiano di Calcio, vinto dai rossoblù genovesi.
Nel 1900, il Football Club Torinese assorbe l'Internazionale Torino, ma la vera svolta per la squadra, che in quegli anni veste una maglia giallonera a strisce verticali, arriva il 3 dicembre 1906, una gelida sera d'inverno: nella birreria Voigt (oggi bar Norman) di via Pietro Micca, veniva sancita un'alleanza con un gruppo di dissidenti della Juventus, guidati dallo svizzero Alfredo Dick, che non condividevano la svolta verso il professionismo della società bianconera. Dalla fusione tra l'FC Torinese e il citato gruppo di dissidenti nasce il Foot Ball Club Torino, che nel 1936 per decisione del regime fascista muterà poi nome in Associazione Calcio Torino. A causa di queste ascendenze viene talvolta indicata come la più antica società calcistica d'Italia. Altri considerano tale la Pro Vercelli, effettivamente fondata nel 1892, ma la cui sezione calcistica è stata creata solo nel 1903. In realtà il simbolico titolo di più antica società calcistica italiana tuttora in attività è quasi universalmente attribuito al Genoa 1893. Complice l'abbandono del conte Cinzano prima, e l'emergere della Juventus dei cinque scudetti consecutivi, per il Torino inizia un lento declino che nei primi anni Trenta lo portò ad accontentarsi di piazzamenti a centro classifica.Tuttavia, a partire dalla stagione 1935-36 iniziò una rinascita, che getterà le basi per il periodo d'oro che sarebbe stato poi rappresentato dal "Grande Torino": quell'anno il Torino conclude al terzo posto, dietro al Bologna (all'epoca una delle migliori formazioni d'Europa) e della Roma, ma soprattutto proprio nell'anno di esordio della manifestazione arriva la prima Coppa Italia. Il successo finale arriva contro i grigi dell'Alessandria, battuti a Genova per 5-1. Nella stagione 1936/37, cambiato il nome in "Associazione Calcio" per imposizione del regime fascista (che non tollerava la presenza di parole straniere), il Torino termina il campionato al terzo posto, nel 1938/39 al secondo. Il momento più fulgido è però quello rappresentato dal Grande Torino, una squadra imbattibile, capace di vincere 5 titoli consecutivi (non considerando l'interruzione della serie nel Campionato Alta Italia del 1943-44, a cui la FIGC nel 2002 ha riconosciuto soltanto valore onorifico e non ufficiale, vinto dai VV.F. Spezia) tra il 1942 e il 1949, e una Coppa Italia nel 1943 (e, grazie a questo successo, il Torino fu la prima squadra a centrare l'ambitissima accoppiata Scudetto-Coppa Italia nella stessa stagione). Asse portante della Nazionale di quegli anni, il Grande Torino riuscì a portare anche 10 giocatori contemporaneamente in campo in azzurro. Capitano e leader indiscusso di quella formazione era Valentino Mazzola, padre di Ferruccio e Sandro che poi percorreranno le orme paterne diventando anch'essi calciatori. La formazione tipo, che tutti gli sportivi italiani conoscevano a memoria, era: Bacigalupo; Ballarin, Maroso; Grezar, Rigamonti, Castigliano; Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ossola. Il ciclo di vittorie viene bruscamente interrotto il 4 maggio del 1949, quando l'aereo che trasportava l'intera squadra, di ritorno da una amichevole giocata a Lisbona, a causa di una fitta nebbia e di un guasto all'altimetro, andò ad infrangersi contro il muraglione posteriore della Basilica di Superga. In quel terribile incidente aereo, rimasto nel cuore dei torinesi come la Tragedia di Superga, oltre all'intera squadra, titolari e riserve, perirono due dirigenti(Agnisetta e Civalleri), i tecnici Egri Erbstein e Leslie Lievesley,il massaggiatore Cortina e tre giornalisti al seguito, Luigi Cavallero, Renato Tosatti e Renato Casalbore. In seguito a questa situazione deficitaria, mai così drasticamente provata in passato dal Torino Calcio, una nuova cordata d'imprenditori facenti capo all'avv. Pierluigi Marengo (tra i più conosciuti Sergio Rodda, Manlio Collino, Marco Cena, Gianni Bellino, Alex Carrera), ma con limitate risorse finanziarie, si fa carico di far rinascere una nuova entità professionistica e, attraverso la creazione della Società Civile Campo Torino (la denominazione è presa dall'antico nome dello Stadio Filadelfia), il 19 luglio presenta la domanda per l'ammissione al Lodo Petrucci, che garantisce il trasferimento alla nuova società del titolo e dei meriti sportivi, in modo da evitare di dover ripartire dalla serie C, ed avvia le pratiche per l'iscrizione al Campionato di Serie B.
Una prima proposta economica viene però ritenuta insufficiente dalla FIGC: alla cordata si aggiunge quindi anche la sponsorizzazione della municipalizzata SMAT (società che gestisce l'acquedotto torinese), completando così l'iter burocratico.
Il 16 agosto 2005 finalmente, la FIGC affida ufficialmente alla nuova società il titolo sportivo del Torino Calcio: la nuova dirigenza, ripartendo completamente da zero, acquisisce quindi l'onere e l'onore di rifondare tutto l'organigramma societario, nonché l'organico dei giocatori e dei relativi dipendenti del Club. Il 19 agosto, nel bar Norman (noto un tempo come birreria Voigt, lo stesso luogo delle origini), durante la conferenza stampa che avrebbe dovuto vedere la presentazione del nuovo organigramma societario, viene invece annunciato che la proprietà verrà ceduta all'editore-pubblicitario alessandrino Urbano Cairo, che il giorno prima aveva lanciato una proposta di acquisto.
Quando tutto sembra concluso per il passaggio ad un imprenditore facoltoso, il 22 agosto, Luca Giovannone, un imprenditore laziale di Ceccano (FR) che con 180.000 Euro aveva contribuito a finanziare il Lodo, facendosi forte di una scrittura privata (avuta dal presidente dei cosiddetti Lodisti) che gli garantiva il 51% delle azioni del nuovo Torino, si rifiuta di vendere. In un continuo tira-molla interviene anche il sindaco Sergio Chiamparino: il 24 agosto Giovannone si dichiara disposto a passare la mano, poi cambia di nuovo idea (facendo infuriare i tifosi, che già avevano acclamato Urbano Cairo nuovo presidente), fugge dalla città e diviene irreperibile. Rintracciato in un albergo a Moncalieri, poi assediato dai tifosi, rifiuta il tentativo di mediazione offerto dal Sindaco e dal Prefetto e, scortato dalla polizia, lascia la città. Il 26 agosto l'assemblea dei soci della SCC Torino delibera l'aumento di capitale a 10 milioni di Euro, e crea ufficialmente il Torino Football Club Srl con capitale da versare interamente entro il 31 agosto, giorno in cui, quasi alla mezzanotte, e dopo una lunga e estenuante trattativa, Giovannone cede: il 1 settembre viene firmato l'atto notarile e Cairo diventa il secondo presidente della storia del nuovo Torino (dopo l'avvocato Marengo).
La riunificazione della storia granata sarà poi completata il 12 luglio 2006 quando Urbano Cairo acquista all'asta fallimentare per 1 milione e 411 mila euro il marchio del "vecchio" Torino, con le coppe e i cimeli del Grande Torino, accogliendo così le richieste che tifosi, intellettuali ed esponenti della società civile cittadina avevano lanciato, consentendo così di programmare pienamente i festeggiamenti per il Centenario, non solo nella continuità sportiva, ma anche in quella societaria. La squadra fa il suo esordio appena 7 giorni dopo, rinforzata con gli ultimi innesti (alcuni dei quali acquistati la sera prima) all'impianto "base" ereditato dalla gestione dei lodisti e un nuovo allenatore Gianni De Biasi, esordendo vittoriosamente contro l'Albinoleffe, superato per 1-0 con gol di Enrico Fantini, giocatore che si rivelerà importantissimo nella prima parte della stagione, realizzando numerose reti decisive. Si mette in luce anche un giovane prelevato dal Parma Calcio, Alessandro Rosina, che presto viene soprannominato "Rosinaldo", in accostamento al talento brasiliano Ronaldo per via della facilità nel dribbling. Il Torino in breve conquista posizioni di vertice, salvo poi precipitare in coincidenza dell'innesto dei rinforzi del calciomercato invernale, in un periodo nero durato oltre due mesi, al termine del quale il Torino era virtualmente fuori dalla zona "play-off"; con il tornare delle vittorie, in un crescendo di entusiasmo i giocatori granata terminano la stagione 2005/06 al terzo posto (sfiorando la promozione diretta), conquistando i play-off: un risultato inimmaginabile all'inizio della stagione, che pareva esser alla portata in autunno e poi sfuggito in inverno, conquistato infine dopo una lunga rincorsa, che viene vinto contro Cesena (1-1, 1-0) e Mantova (2-4, 3-1 dts), riportando così il Toro in Serie A.